Il Temistocle, Vienna, van Ghelen, 1736

 IL TEMISTOCLE
 
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nel gran teatro dell’imperial corte, per il nome gloriosissimo della sacra cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperadore de’ Romani sempre augusto, per comando della sacra cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, l’anno MDCCXXXVI.
    La poesia è del signor abbate Pietro Metastasio, poeta di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è del signor Antonio Caldara, vicemaestro di capella di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampator di corte di sua maestà cesarea e regia cattolica.
 
 
 ARGOMENTO
 
    Fu l’ateniese Temistocle uno de’ più illustri capitani della Grecia; conservò egli più volte alla patria col suo valore e co’ suoi consigli e l’onore e la libertà; ma dopo la celebre battaglia di Salamina, nella quale con forze tanto ineguali fugò e distrusse l’innumerabile armata di Serse, pervenne a così alto grado di merito, che gl’ingrati cittadini d’Atene, o temendolo troppo potente o invidiandolo troppo glorioso, lo discacciarono da quelle mura medesime che aveva egli poc’anzi liberate e difese. E considerando poscia quanto i risentimenti di tal uomo potessero riuscir loro funesti, cominciarono ad insidiarlo per tutto, desiderosi d’estinguerlo. Non si franse in avversità così grandi la costanza del valoroso Temistocle. Esule, perseguitato e mendico non disperò difensore ed ardì di cercarlo nel più grande fra’ suoi nemici. Andò sconosciuto in Persia, presentossi all’irritato Serse e palesatosi a lui lo richiese coraggiosamente d’asilo. Sorpreso il nemico re dall’intrepidezza, dalla presenza e dal nome di tanto eroe, legato dalla fiducia di quello nella sua generosità, e trasportato dal contento di tale acquisto, invece d’opprimerlo, siccome aveva proposto, l’abbracciò, lo raccolse, gli promise difesa e caricollo di richezze e d’onori. Non bastò tutta la moderazione di Temistocle nella felicità, per sottrarlo alle nuove insidie della fortuna. Odiava Serse implacabilmente il nome greco ed immaginavasi che non men di lui odiar lo dovesse Temistocle, dopo l’offesa dell’ingiustissimo esilio, onde gl’impose che fatto condottiere di tutte le forze de’ regni suoi, eseguisse contro la Grecia le comuni vendette. Inorridì l’onorato cittadino e procurò di scusarsi; ma Serse, che dopo tanti benefici non attendeva un rifiuto da lui, ferito dall’inaspettata repulsa, volle costringerlo ad ubbidire. Ridotto Temistocle alla dura necessità o di essere ingrato al suo generoso benefattore o ribelle alla patria, determinò d’avvelenarsi per evitar l’uno e l’altro. Ma sul punto d’eseguire il funesto disegno, il magnanimo Serse innamorato dell’eroica sua fedeltà ed acceso d’una nobile emulazion di virtù, non gl’impedì solo d’uccidersi; ma giurò inaspettatamente quella pace alla Grecia che tanto fin a quel giorno era stata da lei desiderata invano e richiesta (Cornelio Nepote, Plutarco, eccetera).
    La scena si rappresenta in Susa.
 
 
 PERSONAGGI
 
 SERSE re di Persia
 TEMISTOCLE
 ASPASIA, NEOCLE suoi figliuoli
 ROSSANE principessa del sangue reale amante di Serse
 LISIMACO ambasciadore de’ Greci
 SEBASTE confidente di Serse
 
    Comparse di satrapi, di guardie reali e paggi con Serse, di nobili greci con Lisimaco, di paggi con Rossane, di paggi con Aspasia, di soldati persiani
 
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: deliziosa nel palazzo di Serse; luogo magnifico, destinato alle pubbliche udienze, trono sublime da un lato, veduta della città in lontano.
    Nell’atto secondo: ricchissimi appartamenti destinati da Serse a Temistocle, vasi all’intorno ricolmi d’oro e di gemme; grande e ricco padiglione aperto da tutti i lati, sotto di cui trono alla destra ornato d’insegne militari, veduta di vasta pianura occupata dall’esercito persiano disposto in ordinanza.
    Nell’atto terzo: camere, nelle quali è ristretto Temistocle; reggia.
    Le suddette scene furono rara invenzione del signor Giuseppe Galli Bibiena, primo ingegniere teatrale ed architetto di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 
 BALLI
 
    Nel fine dell’atto primo di eroi.
    Nel fine dell’atto secondo di soldati.
    Nel fine dell’atto terzo di nobili persiani.
    Li suddetti balli furono vagamente concertati dal signor Alessandro Philibois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con l’arie per i suddetti balli del signor Niccola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.